Quando morì Di Vittorio, due giorni andai a… [Roma], sì, due giorni. Stava da qua [scoperto dalla vita in su], come se fosse che stava a dormire, con la testa lui così, con la cravatta rossa. Eh, mi uccisi la vita mia sempre a piangere. Piglia e dicevano: “E che è? Che ti è?“, “Che mi è?! Mi è compagno! Che mi è?! Mi è compagno!“. Notte e giorno sempre a piangere e non me ne volevo venire. E poi facemmo tutto il corteo là. Non si finiva mai. Qua la bara e qua io. Dissi: “Andatevene che io devo andare appresso alla bara“. Mi misi vicino alla carrozza e facemmo più di tre chilometri di strada a piedi. Poi si misero a parlare. Poi tutto… [il percorso] da dove portavano a Di Vittorio era tutto di fiori, passava da sopra i fiori, la carrozza. Quelle ghirlande erano grosse quanto sta casa, le ghirlande di fiori. Ma erano assai assai, quante ne erano di ghirlande! Quanto sta casa erano grosse. Quelli, come camminavano, i fiori li menavano e camminava sopra, Di Vittorio. Da Cerignola… scasò tutta Cerignola. Quanti pullman che partirono da Cerignola! Uuuh! Femmine, bambini, tutti da Di Vittorio, tutti là. E quelli dicevano: “Tu sei passata la prima volta… [davanti alla bara]”, i compagni, “E adesso devo passare di nuovo. Non mi dite niente che se no vi rompo la faccia!” dissi io “Io devo passare. Lo devo vedere“. Niente. Come fosse che stava a dormire con la testa a un lato, con la cravatta rossa.
Savina Barbarossa (n. 1907), bracciante.
Ispirandosi a questa testimonianza, la Compagnia di cantastorie Cantacunti di Manduria (TA) ha composto la canzoneM’era cumpagnu!. La canzone è inserita nel cd Peppino. Storia di Giuseppe Di Vittorio, patrocinato nel 2005 dallo SPI-Cgil di Taranto.