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Giuseppe Di Vittorio "maestro": le parole, il sapere, le idee.
Bari, 20 ottobre 2006, Teatro Piccinni
Di
seguito la webcronaca del convegno redatta dal gruppo di lavoro della
FLC Cgil nazionale
[testo e immagini tratti dal sito www.flcgil.it]
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9:45
Siamo nel Teatro Piccinni, una
sede particolarmente prestigiosa, dove il 28 gennaio 1944 si tenne la
prima riunione del CLN e dove, il giorno seguente, ebbe luogo la prima
riunione nazionale di ricostruzione della CGIL, nella quale fu eletto
segretario Bruno Buozzi. Una sede, quindi, che richiama alla nostra
memoria i valori del lavoro e dell'antifascismo e ai quali è ispirata la
nostra Costituzione repubblicana.
L'iniziativa di oggi si svolge nel quadro delle celebrazioni per il
Centenario della Cgil del 2006 e per il 50° della scomparsa di Giuseppe
Di Vittorio che ricorrerà nel 2007.
Obiettivo del Convegno è quello di ricostruire un pezzo della identità
della CGIL e quindi un pezzo della cultura del nostro Paese attraverso
la rilettura delle parole e del pensiero di Di Vittorio.
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10:00
L'Iniziativa si apre con canti
popolari pugliesi e con la proiezione, molto suggestiva, di immagini
della vita di Di Vittorio. Due musicisti, flauto traverso e chitarra,
accompagnano lo scorrere delle immagini. Subito dopo vengono letti brani
della biografia di Di Vittorio riferiti, in particolare, alla sua sete
di cultura, alla sua continua ricerca della conoscenza e del sapere come
strumenti di emancipazione delle classi più umili per il riscatto nel
lavoro e nella società.
Luciana Gramegna, segretaria della CGIL Puglia, apre il convegno
portando il saluto della Confederazione pugliese e dà la parola al
Segretario generale della FLC Cgil Enrico Panini.
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10:30
Buongiorno a tutti -dice
Enrico Panini, segretario generale della FLC Cgil- in particolare a
Baldina Di Vittorio. In questo stesso teatro si tenne il 1° Congresso
della CGIL. Oggi ripercorreremo insieme il profilo nascosto di un grande
compagno come Di Vittorio. Combattere l'analfabetismo e porre la
questione della scolarizzazione è sempre stato al centro degli obiettivi
della CGIL per liberare le persone e riscattarle da una situazione di
schiavitù.
Anche Di Vittorio dovette abbandonare la scuola a causa della morte del
padre; il tema del sapere e la lotta all'esclusione sono sempre stati al
centro delle sue preoccupazioni. La vita e l'azione di Di Vittorio si
sono fortemente intrecciate con quella dei braccianti, che oggi non ci
sono più perchè si sono emancipati, lasciando il posto ai nuovi
braccianti che vengono da altri paesi, che magari hanno un diverso
colore della pelle, che subiscono profonde ingiustizie. Domani a Foggia
manifesteremo per la dignità del lavoro, per l'affermazione dei diritti,
la legalità, contro lo sfruttamento.
Da una citazione di Di Vittorio: "...io sono un evaso da quel mondo
dove impera l'ignoranza... ma tutti i nostri tentativi devono essere
fatti per liberare questi nostri fratelli...". Più che le parole, si
tratta di un programma di lavoro e un impegno. Lo stesso programma e lo
stesso impegno della Cgil e della FLC.
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11:00
Silvia Godelli,
Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, saluta la platea e in
particolare i giovani presenti. Considero l'iniziativa di oggi come un
intreccio con il percorso della Fondazione Di Vittorio, investire nella
cultura oggi è un momento fondamentale anche se ci troviamo in un
periodo di crisi. Così come le lotte di Di Vittorio hanno contribuito al
sostegno dello sviluppo di questo Paese, oggi possiamo superare gli
squilibri territoriali ancora presenti. Squilibri che sul nostro
territorio hanno creato casi non edificanti, esempi che nel meridione
sono ancora purtroppo presenti.
Solo un innalzamento del livello culturale può permetterci di superare
questi squilibri, la cultura deve aiutarci ad evitare che esempi di
barbarie non si verifichino più.
La cultura, così come Di Vittorio ci ha insegnato, deve aiutarci a
riscattare il valore dei diritti sociali di tutti, quello che 100 anni
fa è stato lo strumento di riscatto sociale per i contadini del nostro
Paese, oggi deve essere momento di accoglienza per i lavoratori
stranieri presenti nel nostro territorio.
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11:15
Antonio La Forgia,
assessore alle culture del Comune di Bari, ricorda che Di Vittorio visse
in questa città durante il fascismo e guidò la Camera del Lavoro negli
anni più difficili.
Sono importanti tutte le iniziative volte al recupero della memoria di
questo grande uomo che fra i primi intuì l’importanza della cultura come
strumento di emancipazione e di libertà per le masse umili.
È fondamentale lavorare insieme sulla traccia di quella intuizione per
affermare il progresso e lo sviluppo di questo paese.
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11:30
Giovanni Rinaldi,
responsabile del progetto Casa Di Vittorio, precisa che per "Casa" si
intende un progetto di rete, di idee e interessi, un’idea di lavoro per
il futuro che per la prima volta nasce a Cerignola e in Puglia. Nasce da
un’idea ben precisa: la memoria se non tenuta viva viene sommersa dal
contemporaneo.
L’aspetto interessante è che questo progetto nasce su sollecitazione del
Comune e della Regione che anziché privilegiare provincialismi hanno
consentito l’unificazione di soggetti: 12 Enti Locali sono i sostenitori
con capofila la Regione.
Il progetto valorizza la figura di Di Vittorio dandogli un particolare
riconoscimento nella terra in cui è nato. Non si tratta di una "casa"
fisica ma di un luogo di accoglienza di tutti, in cui gli Enti Locali,
che per il momento ne costituiscono il soggetto fondativo, sono
impegnati a fare rete, a coinvolgere associazioni ed enti, che sulla
base del passato assume la modernità, la ricerca, con l’impegno di
trasmettere al futuro.
La "Casa Di Vittorio" si è dotata di un sito internet che sta
riscontrando molto interesse, testimoniato non solo dal numero dei
visitatori, ma anche dalle relazioni virtuali e non, prodotte.
Il messaggio straordinario che
si è voluto cogliere nel Di Vittorio "maestro che lavorava in povertà di
mezzi", che aveva fatto nascere la scuola serale, il pronto soccorso
notturno, il circolo giovanile, i cori musicali e molto altro ancora, è
che se non c’è cultura non c’è tutto il resto.
Di Vittorio ha tentato con i giovani braccianti di fare tutto ciò e le
testimonianze a noi arrivate ne sono la conferma. L’esempio del maestro
Di Vittorio sono un punto di partenza molto importante per le tante cose
che si possono e si debbono fare per i giovani.
Non possiamo rischiare di trasmettere a loro i nostri vuoti di memoria.
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11:45
Baldina
Di Vittorio, figlia di Giuseppe e presidente onoraria di "Casa Di
Vittorio" porta il suo saluto accolta da un calorosissimo e affettuoso
applauso. Ringrazia il sindacato dei lavoratori della conoscenza per il
convegno e ricorda i forti legami della sua famiglia con la città di
Bari dove il padre diresse la Camera del Lavoro. È nella Camera del
Lavoro di Bari che nasce nel 1922 suo fratello Vindice, che viene alla
luce mentre le squadre fasciste assaltano, respinte dai lavoratori, la
Camera del Lavoro nella quale cercavano il padre.
Ricorda molti episodi che hanno segnato la vita di Di Vittorio nel suo
rapporto con la cultura: dall’acquisto del vocabolario alla "rivolta del
manto", dalla costituzione del circolo giovanile socialista a Cerignola,
che rivendica la scuola serale, alle letture più ampie fatte nel periodo
dell’esilio francese.
Di Vittorio ha sempre creduto fortemente che la cultura e il sapere
fossero l’elemento dirimente per il riscatto della dignità degli uomini
e delle donne, per lo sviluppo di un paese. Si appassionò alla storia
del '700 e, in particolare, comprese che al centro della Rivoluzione
francese c’era il sapere come fattore di cambiamento per avere una
scuola laica e pubblica.
Conclude ricordando come i lavoratori riconoscevano in Di Vittorio il
loro rappresentante, l’uomo, il sindacalista che ha saputo con l’esempio
riportare alle masse ciò che imparava per sé. Infatti, il sindacato
ferrovieri per il suo sessantesimo compleanno gli regalarono un orologio
con sopra inciso "otto ore per lavorare, otto ore per riposare, otto ore
per istruirsi".
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12:00
Prende la parola Angelo
Semeraro, docente di Pedagogia sociale presso l’Università di Lecce,
che ripercorre le tappe principali del movimento sindacale nella scuola
ed il contributo di idee che Di Vittorio ha dato per la sua crescita.
Ricorda come Di Vittorio ha saputo dimostrare la difficile arte
dell’ascolto e ha avvertito il valore della cultura che a lui era stata
negata. In questa ottica Di Vittorio insegue occasioni di incontro col
mondo della cultura, con l’intento di contribuire alla ricostruzione
morale di un Paese uscito stremato dalla guerra e dal fascismo.
Una tappa importante di questo percorso nel mondo della scuola è la
nascita nel 1944 del foglio "La voce della Scuola", come strumento
necessario per la crescita della cultura e come voce di protesta verso
l’oppressione.
E’ grazie a questo impegno che nelle scuole e nelle Università si
concentreranno le forze che contribuiranno a combattere nella resistenza
e dove si formeranno le future classi dirigenti della nascente
Repubblica.
Nel 1951 Di Vittorio richiamò l’interesse della classe operaia sui temi
della cultura, denunciando l’elevato numero di bambini che non avevano
la possibilità di istruirsi. Di Vittorio intrecciò il problema della
disoccupazione nel settore dell’edilizia con la mancanza delle aule
nelle scuole, per invocare un intervento che risolvesse
contemporaneamente i due problemi.
La sua fame di istruzione è tanto sentita che si rivolge agli insegnanti
per chiedere di far crescere la cultura nei giovani con la proposta di
"una scuola per tutti".
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12:15
Carlo Ghezzi, presidente
della Fondazione Di Vittorio, coordina la tavola rotonda e ne introduce
i lavori ricordando come questa bella iniziativa si inserisca nel
percorso di ricerca dedicato alla figura di Di Vittorio, tra cui da
ultimo il convegno sui fatti di Ungheria tenutosi a Roma pochi giorni
fa.
Con questa attività di ricerca pensiamo, dice Carlo Ghezzi, di
recuperare tanti scritti dedicati al tema di cui oggi si parla, in
particolare sul ruolo del sapere e della scuola per l’emancipazione
degli ultimi, come i testi del giornale "La Voce della scuola" già
ricordati. Ma anche di recuperare la memoria orale dei tanti aneddoti
legati a questi temi della vita di Di Vittorio, tra cui quello di cosa
rappresentò per lui la possibilità di fare la terza elementare serale,
un "lampo di luce", conquistato con la forza delle lotte del circolo
giovanile.
Per Di Vittorio la conoscenza era anche un bene in se stesso e non solo
funzionale al lavoro; è il sapere che ti cambia la vita, anche nelle
relazioni con gli altri. Il sapere inteso anche come conquista
individuale.
Per questo difendeva l’importanza della scuola per tutti.
Carlo Ghezzi annuncia gli ospiti della tavola rotonda per
l'approfondimento del tema del convegno dando la parola a Paolo Serreri
docente di scienze della formazione dell’Università di Roma 3.
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12:45
Paolo Serreri, docente
della terza Università di Roma, esordisce ricordando il carattere
soprattutto indiretto dell’azione di Di Vittorio e della Cgil
sull’istruzione: il 900 è stato il secolo della scolarizzazione di
massa, ma in Italia questa sarebbe stata più lenta e diversa se non ci
fosse stato il sindacato.
In secondo luogo Serreri pone l’attenzione sul carattere di "educatore
degli adulti" di Di Vittorio. E non a caso l’educazione degli adulti
nasce da una rivendicazione del movimento operaio. E, senza saperlo, Di
Vittorio pone al centro un aspetto metodologico: l’apprendimento più che
l’insegnamento e l’autoapprendimento soprattutto.
Di Vittorio si considerava un evaso dall’analfabetismo: dal vecchio
analfabetismo. E il nuovo? Si chiede Serreri. Questo costituisce la
sfida nuova.
E da alcuni dati. In Italia innanzitutto ci sono ancora due milioni di
vecchi analfabeti (collocati oltre i 45 anni di età).
Poi ci sono i nuovi analfabeti che sanno leggere e scrivere ma hanno
scarse competenze nell’uso di ciò che leggono. In Italia questi
ammontano al 65%. E’ un dato allarmante perché queste persone hanno più
difficoltà di occupazione, di migliorarsi in formazione continua, di
essere cittadini attivi e di accedere al governo diffuso della vita
nazionale. Anzi, dice Serreri, rischiano di essere decisamente esclusi
da tutto ciò.
Oggi quindi, conclude Serreri, è ancora all’ordine del giorno
l’obiettivo di Di Vittorio: superare la iniqua distribuzione sociale del
sapere. Con una differenza: che ai suoi tempi era una questione di
diritto e di etica, oggi è anche una questione di sviluppo: perché la
cultura di un popolo è un fattore decisivo per esso. In altre parole
sviluppo e coesione, che sono i due obiettivi di Lisbona 2000, devono
andare insieme non solo per ragioni etiche ma anche perché separati non
funzionano.
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13:00
A Vito Antonio Leuzzi,
direttore dell’Istituto Pugliese di Storia dell’Antifascismo e
dell’Italia Contemporanea, il compito di evidenziare il ruolo che ha
avuto Di Vittorio per la capacità progettuale nel Mezzogiorno.
Leuzzi evidenzia che nella storiografia del Mezzogiorno poca attenzione
è stata data a Di Vittorio. L’influenza di Salvemini sui vari segretari
delle Camere del Lavoro delle città meridionali è stata trasmessa da Di
Vittorio. Il suffragio universale ha permesso di rivolgere l’attenzione
dei partiti a tutti i cittadini ed è servita per la lotta
all’analfabetismo.
La partecipazione di Di Vittorio alla Costituente, non escluse il ruolo
importante della sua politica sugli emigranti che partivano dal
Mezzogiorno. Il Piano del lavoro presentato dal sindacalista in un
momento drammatico per l’Italia, era il ’49 e si sparava sui
sindacalisti, è riconosciuto ed accolto in modo positivo da grandi
economisti anche stranieri. In quegli anni si guarda al personaggio Di
Vittorio non solo in Italia ma anche all’estero, in particolar modo nei
paesi coloniali.
Il suo messaggio di distruggere la miseria, l’ignoranza, innalzare
l’uomo alla dignità civile resta ancora attuale.
Per terminare, lo storico ricorda Di Vittorio come fu definito da
Vittorio Fiore: filosofo proletario, eroe positivo, umile e grande.
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13:15
La parola passa a Nicola
Tranfaglia, docente di storia contemporanea dell'Università di
Torino.
In Italia gli intellettuali hanno sempre avuto o il ruolo dei cortigiani
del principe o dei rivoluzionari.
Ci sono, nelle idee di Di Vittorio, aspetti di grande modernità che
riguardano l’azione sindacale: l’unità dei lavoratori, spirito unitario
che lui mantiene inalterato durante tutte le fasi della sua vita
politica, l’autonomia del sindacato dalle forze politiche, che a volte
si è persa ed è invece straordinariamente importante, la salda fede per
la democrazia e la libertà in tempi di scarsa autonomia del PCI, come
esito di un processo politico che va dalla lotta al fascismo alla
formazione della Costituente, l’idea di concepire la capacità politica
come capacità di proposta e di concepire la cultura come identità della
sinistra.
Questi aspetti fanno di Di Vittorio un leader che ha molto da dire alla
sinistra.
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13:30
È
Guglielmo Epifani, Segretario generale della Cgil, a chiudere i
lavori di questo importante Convegno.
Esordisce individuando nel Convegno di oggi un ponte ideale tra le
celebrazioni del Centenario della Cgil e le iniziative che la Cgil sta
predisponendo per ricordare il cinquantenario della morte di Di
Vittorio.
Prosegue parlando della straordinaria modernità di Di Vittorio che vive
di classicità (Di Vittorio è figlio del suo tempo) e di modernità che è
costituita da quegli elementi che vivono ancora oggi dentro la Cgil e
sono i tratti della sua identità. Tratti che emergono nel lavoro di Di
Vittorio alla Costituente, nella costruzione del Patto di Roma e nella
sua attività tra il ’55 e il ’57: la scelta della libertà nella
rinascita del sindacato come libera associazione di lavoratori; la
progettualità autonoma che trova nel Patto per il lavoro la proposta di
una diversa politica economica e sociale; il rapporto con i lavoratori:
dall’analisi della sconfitta alla Fiat la necessità della rappresentanza
sindacale nei luoghi di lavoro; dalla critica dei fatti d’Ungheria la
considerazione che quei metodi antidemocratici allontanano in maniera
definitiva le classi popolari da quelle classi dirigenti. La sua
posizione autonoma nel dibattito sulla CEE affermava comunque la
necessità di una dimensione europea, quella posizione ha aperto la
strada alla dimensione europea della Cgil di oggi.
Ma è nel rapporto tra cultura e formazione il tratto più evidente della
modernità di Di Vittorio. Sta nelle sue origini il rapporto privilegiato
con i temi dell’educazione e della scuola. Nel valore dell’uscita
dall’analfabetismo come riscatto ed emancipazione nascono le idee sulla
scuola che sono della Cgil di oggi.
Nei brani che sono stati letti nella mattinata, Epifani sottolinea che
c’è un’attualità tale che pare di sentire una relazione di oggi circa la
precarietà dei lavoratori, l’assenza di aule, la funzione della scuola.
Ci sono tre tratti che uniscono il pensiero di Di Vittorio all’oggi: il
valore della scuola statale, la libertà d'insegnamento, la scuola come
inclusione. Sta in questi princìpi l’opposizione fatta alla legge
Moratti e anche la ragione di agire per il futuro in difesa della
laicità della scuola e nel progetto di cambiamento.
Come diffusamente sostenuto nel corso dell’ultimo congresso, scuola,
università e ricerca sono il cuore pulsante e decisivo per lo sviluppo e
la crescita del Paese. Epifani sottolinea come la più inattesa e la più
importante modernità del pensiero di Di Vittorio sta nell’affermazione
del rapporto tra libertà e diritti.
Epifani conclude collegando il pensiero di Di Vittorio alle lotte
operaie per la conquista di condizioni dignitose di vita e affermando
che per la Cgil pane ed educazione sono sinonimi di diritto di libertà.
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